Il Carnevale di Venezia
E dov’è il Carnevale di Venezia?
Nelle parole di Bertrand (2014), il Carnevale di Venezia “aveva sempre assunto fin dall’epoca medievale un significato profondamente politico costituendo non soltanto un attimo di liberazione nella vigilia della Quaresima, ma anche l’occasione d’affermare l’unione civica e coinvolgere tutti insieme i Veneziani, nobili, cittadini e popolani nei rituali”. Così, dal 1296 per editto della Repubblica di Venezia il Carnevale viene considerato ufficialmente una Festa Pubblica, motivo per il quale fin d’allora possiamo ritrovare i riferimenti del Carnevale e le manifestazioni relative ai festeggiamenti della cultura carnevalesca vincolata alle celebrazioni religiose come quella della Purificazione di Maria Vergine introdotta da Papa Gelasio I nel V secolo in sostituzione dei Lupercali (celebrazioni pagane per onorare il Dio della Fertilità).
Questa celebrazione della Purificazione di Maria, sarà il precedente del rito della cosiddetta Festa delle Marie (che fa parte del Carnevale di Venezia) la quale si è sempre celebrata il 2 febbraio con la Festa della Candelora nella quale dei gruppi di future spose indigenti erano benedette in maniera collettiva davanti a una congregazione dei diversi settori della società con la partecipazione del Dogo in turno. Oggi, questa tradizione delle Marie è ricordata con l’elezione di 12 belle e giovani ragazze che partecipano in una gara per sceglierne una che rappresenterà durante tutto l’anno il carico della Maria del Carnevale e, alla fine di questo, la fanno scendere dal Campanile di San Marco verso Piazza San Marco attraverso una corda per ricordare quella vecchia tradizione del Volo dell’Angelo che è cominciata a metà dei Cinquecento con il volo di un giovane turco colui che camminò sopra la folla impazzita su una lunga corda per raggiungere i balconi di Palazzo Ducale e così fare omaggio al Doge.
D’altra parte, l’uso delle maschere, come parte del travestimento che caratterizza il Carnevale, garantisce l’anonimato dei partecipanti che vogliono rappresentare i personaggi come quelli della Commedia d’Arte, travestiti con visi bianchi, lunghi mantelli colorati e tricorni con delle piume e materiali di fantasia che li rendono più eleganti e suntuosi. Queste maschere vengono elaborate dai noti Artigiani Mascareri, il cui mestiere fu riconosciuto per statuto del 10 aprile 1436, con delle tracce che risalgono al XIII secolo. L’importanza delle maschere è tale che, nelle parole di Falassi citato da O’Rourke (2015) “la maschera è il simbolo del Carnevale, il Carnevale è simbolo di Venezia; quindi, la maschera è il simbolo di Venezia.
Tradizionale, emozionale e digitale…
Questa è la parola d’ordine del Carnevale di Venezia nella sua edizione 2021 che, grazie all’Amministrazione Comunale di Venezia e la Società Ve.La. S.p.A. una serie di puntate arrivano alle case dei Veneziani e anche oltre i confini tramite le reti sociali segnando uno spartiacque nella storia del Carnevale di Venezia dell’epoca moderna. Da quando si è ripreso nel 1979 non c’era mai stata un’assenza fisica dell’attività carnevalesca, fino a questo anno che a causa della pandemia per la Covid-19 ha spinto a tutti i cittadini a mantenere la distanza sicura e adottare una serie di misure sanitarie per evitare gli affollamenti nella famosa città italiana. In ripetute occasioni gli ospiti delle trasmissioni digitali ripetevano ai telespettatori la frase “tutti mascherati, tutti igienizzati e tutti tamponati”. Così, oggi 16 febbraio 2021 raggiunge la fine l’Edizione Digitale del Carnevale di Venezia con un breve ed emotivo messaggio dell’Assessore Turistico del Comune di Venezia, Simone Venturini “… Il rapporto tra Venezia e il mondo è insostituibile… Quindi, abbiamo dovuto reinventare tutto per non lasciare un buco nero nella storia del nostro Carnevale… Nei prossimi mesi vivremo una Venezia che rinascerà, ricambierà e si riaprirà al mondo…”.
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